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Perchè valutare?
Prima di entrare nel merito del tema della valutazione dell’impatto sociale applicata al mondo del Terzo Settore, occorre riflettere su un aspetto della Riforma che lo riguarda: l’Italia ha finalmente una legge organica, un framework, che abbraccia tutti gli enti e le varie espressioni del Terzo Settore, raggiungendo – e in molti casi anticipando – numerosi Paesi europei. Ovviamente questa legge non è perfetta, ma ha la forza di affermare tre principi oggi decisivi. Il primo, che ritengo il più importante, è il passaggio da un regime “concessorio” al regime del “riconoscimento”.
L’articolo 2 del Codice del Terzo Settore “Principi generali”, infatti, afferma che “è riconosciuto il valore e la funzione sociale degli enti del Terzo Settore”. Fino a poco tempo fa era solo l’autorità pubblica (Stato, Regioni, Comuni) a concedere il permesso ai cittadini di organizzarsi liberamente per realizzare determinati obiettivi.
La seconda novità sta nell’introduzione nel nostro Paese del Codice del Terzo Settore, grazie al quale tali enti avranno finalmente una legittimazione giuridica. Fino ad ora questi avevano ottenuto una legittimazione in chiave sociologica oppure in chiave economica (spesso di derivazione fiscale e tributaria), ma non giuridica. Infine la terza caratteristica significativa è quella che riconosce piena legittimità al cosiddetto “Terzo Settore produttivo e imprenditoriale”.