
Welfare di comunità ad elevato impatto sociale: il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria
13 Novembre 2017
Rigenerazione come trasformazione dell’esistente
7 Dicembre 2017Introduzione al Bilancio di Missione del gruppo cooperativo Co&So di Paolo Venturi, Direttore AICCON
Il Bilancio di missione 2016 del gruppo cooperativo Co&So si pone un duplice obiettivo: da un lato, quello tradizionale di dare conto delle attività che sono state realizzate nell’anno di riferimento, mettendone in luce le risorse di diversa natura utilizzate (input) e gli esiti derivanti dalle progettualità implementate (output); dall’altro, quello di introdurre alcuni elementi in grado di dare evidenza alla capacità di trasformazione che tali attività hanno sulle comunità e i territori di riferimento (outcome e impatto).
All’interno della traiettoria di innovazione istituzionale connessa al processo di riforma del Terzo settore e delle imprese sociali, la cooperazione sociale è chiamata a fare alcune scelte non tanto per l’impatto della riforma, bensì per rigenerare innanzitutto le motivazioni di chi opera al loro interno e di chi beneficia delle loro attività: la comunità. Ecco quindi tre sfide per una cooperazione sociale che non cerca di incapsulare ma di allargare il proprio spazio vitale per servire ancora meglio la propria missione di interesse generale della comunità: 1) operare non più solo attraverso le procedure delle esternalizzazioni pubbliche, ma nelle nuove economie coesive di territorio, assumendo comunità e portatori di interesse come risorsa (assetholder) e non come mero utente finale. Gli obiettivi di uguaglianza e giustizia sociale si perseguono non solo come soggetto gestore in nome e per conto della Pubblica Amministrazione, ma come soggetto imprenditore che investe sulla rigenerazione dei luoghi e sulla valorizzazione delle risorse (empowerment) delle comunità; 2) rimodulare alla radice strumenti e politiche di gestione del cambiamento e di costruzione delle capacità (capacity building) attingendo non solo alle competenze interne ma a un sempre più ricco ecosistema di risorse. Nel suo “secondo tempo” la cooperazione sociale si è dilatata oltremodo dentro uno schema legato alle esigenze poste da un soggetto “terzo pagante” che ha finito in molti casi per consumare le motivazioni intrinseche dei soci lavoratori e quelle della comunità. Da qui la necessità di cambiare modelli organizzativi in un’ottica sempre più aperta, ridisegnandoli intorno a nuove competenze e rapporti con interlocutori pubblici e privati orientati al partenariato e non alla subfornitura; 3) rilanciare la dimensione dell’imprenditività sopita da un eccesso di managerialismo, attraverso percorsi non di formazione ma di educazione che aiutino a rischiare, insieme, per il bene comune.
La cooperazione sociale nel suo “terzo tempo” è chiamata, quindi, a ridefinire la sua identità. Lo snodo decisivo in termini culturali e gestionali sta nel dar evidenza dell’impatto sociale generato dal mutualismo. All’interno di uno scenario “in transito”, per affermare oggi il modello cooperativo, deve necessariamente cambiare anche il ruolo e la visione dei consorzi, che si devono orientare sempre più verso l’essere strutture in grado di dare avvio e sostenere percorsi di cambiamento attraverso processi di innovazione aperta e sistemica. Il consorzio oggi non può più essere meramente soggetto gestore di servizi specifici, bensì deve ripensarsi come soggetto “imprenditore” che facilita e incentiva attività di co-produzione dei servizi e di co-investimento di risorse in processi innovativi assumendo le vesti di incubatore di nuove idee imprenditoriali, piuttosto che di snodo (hub) di reti eterogenee o attivatore di filiere omogenee.
In altri termini, un soggetto in grado di facilitare processi di trasformazione volti a generare un cambiamento di lungo periodo nella comunità di riferimento.
La lettura del Bilancio di missione nella logica dell’impatto serve, infine, per allineare il modello imprenditoriale cooperativo rispetto all’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese), da raggiungere entro il 2030. In particolare, nell’ambito dell’Obiettivo 17, “Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile”, tra i 169 target in cui vengono declinati gli Obiettivi, ne rileva uno a livello sistemico volto ad “incoraggiare e promuovere efficaci partenariati tra soggetti pubblici, pubblico-privati e nella società civile, basandosi sull’esperienza e sulle strategie di accumulazione di risorse dei partenariati”. In altri termini, ciò significa per i consorzi ricategorizzare le proprie funzioni e riorientarle verso una logica non di mera efficienza ma quanto piuttosto di contributo allo sviluppo umano integrale.
Ecco, quindi, perché è importante soffermarsi sul passaggio dalla necessaria (ma non più sufficiente) pratica di accountability di cui un Bilancio di missione rappresenta un output principale ad una più ampia valutazione di impatto sociale, in grado di dimostrare come viene generato valore sul territorio attraverso la propria azione imprenditoriale.
Ciò rileva ancora maggiormente se si pensa a come siano in atto importanti cambiamenti che fanno del “sociale” un asset strategico anche in modelli imprenditoriali prettamente for profit.
Se, da un lato, questo pluralismo di forme imprenditoriali che sempre più popolano il mondo del sociale deve essere ben visto perché in grado di mantenere vivi i vari ambiti di attività di cui questo mondo si compone e generandovi innovazione, dall’altro richiede una forte azione da parte del mondo della cooperazione sociale e dei suoi consorzi atta a un loro riposizionamento basato su dimensioni di valore ben definite ed in grado di differenziarli da soggetti aventi ben altro fine (scopo di lucro), sottolineandone i valori identitari che guidano la produzione di impatto sociale.
Dentro questa prospettiva la valutazione d’impatto diventa uno strumento (non un fine) per nutrire la biodiversità di un modello d’impresa oggi chiamato a rinnovare la sua “utopia possibile” (Gino Mattarelli) ossia quella di essere contemporaneamente paradigma di sviluppo e socialità.
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L’Area Ricerca di AICCON ha contribuito alla realizzazione del bilancio di missione nella parte relativa alla valutazione d’impatto sociale delle attività svolte. > Scopri di più!