
Rapporto sulla Cooperazione Sociale in Emilia Romagna 2018
14 Marzo 2019MASP – master parenting in work and life
28 Maggio 2019L’Area Ricerca di AICCON ha realizzato una ricerca dedicata agli aspetti dello sviluppo sociale per il Comune di Santarcangelo.
Lo studio a partire da una fotografia dell’esistente e dalle peculiarità del territorio in grado di creare valore, per poi delineare possibili scenari futuri. L’analisi quantitativa di dati e informazioni relativi al periodo 2015-2017 – condotta in base all’indice Bes (Benessere Equo e Sostenibile) dell’Istat – è stata integrata con interviste e focus group che hanno coinvolto rappresentanti del terzo settore e istituzioni culturali.
Dalla ricerca emerge una spesa sul versante culturale tendenzialmente più consistente rispetto alla media regionale (spesa media pro-capite di 33,04 euro), mentre per quanto riguarda il welfare la spesa media pro-capite è di 103,31 euro per cittadino, a cui va aggiunto l’effetto moltiplicatore dei fondi erogati dal distretto socio-sanitario che portano la spesa annua per il sociale attorno ai tre milioni di euro.
Per quanto riguarda i servizi sociali, la ricerca ha esaminato gli interventi nell’ambito dell’assistenza agli anziani (dalle quattro case di riposo presenti sul territorio all’assistenza domiciliare, dal “contributo badanti” all’integrazione delle rette per gli ospiti delle strutture residenziali, fino alla fornitura di pasti a domicilio), ai disabili (i tre centri socio-riabilitativi, il supporto economico alle famiglie e l’assistenza domiciliare) e le misure a contrasto delle povertà (dallo sportello sociale professionale, ai contributi per le famiglie in situazioni di disagio, fino a Res e Rei). A questi interventi si aggiungono l’attività svolta dal Centro per le Famiglie e le iniziative rivolte a bambini, adolescenti e giovani, oltre alle misure per far fronte al “problema casa”, fra cui il progetto housing first che ha coinvolto sei persone senza fissa dimora. Infine, sul territorio di Santarcangelo sono localizzate cinque cooperative e un’impresa sociale, mentre sono 40 le associazioni che fanno riferimento al mondo sportivo.
Fra le peculiarità del territorio, oltre alla posizione geografica che ha favorito il commercio, i ricercatori hanno messo in evidenza una forte identità abbinata alla capacità di aprirsi al nuovo. Rilevato anche il rispetto per il sapere degli anziani, che rende possibile per le generazioni più giovani accogliere positivamente forme tradizionali di pensiero e comportamento (si pensi alla valorizzazione del dialetto). Ma una delle caratteristiche più evidenti emerse nel lavoro di ricerca è stata la rilevanza e la centralità che ha, per il territorio di Santarcangelo, la cultura come vero e proprio bene comune, elemento fondante delle politiche per le persone. Fra gli asset culturali strategici e identitari di Santarcangelo figurano il Festival dei Teatri, che apre al mondo e alla contemporaneità, il patrimonio museale che coltiva l’identità e la storia del luogo, nonché la biblioteca Baldini, un hub culturale di comunità percepito dalla cittadinanza come spazio di appartenenza e punto di riferimento imprescindibile. Caratteristiche che assumono una valenza tale da portare i ricercatori a sostenere che “la cultura si mangia”, perché non solo può rendere ospitale il luogo dove si cresce, diventare un bene comune per bambini, giovani e famiglie, ma anche generare sviluppo economico (in media, un euro investito in cultura genera 1,8 euro di indotto). È da questi risultati che i ricercatori di Aiccon hanno rilevato il “genius loci” di Santarcangelo: un contesto umano di spessore, un’entità intangibile ma quasi percepibile, che le persone sentono viva anche per la presenza di una storia costruita nel tempo.
Nel corso della ricerca è risultata evidente la funzione abilitante dell’Amministrazione comunale nel far emergere, combinare e mettere in rete gli elementi identitari, le vocazioni del territorio e il patrimonio culturale. In sostanza le Amministrazioni che si sono avvicendate hanno cercato di garantire attraverso la cultura un miglioramento della qualità della vita del territorio, il suo sviluppo economico e una maggiore attrattività del sistema produttivo.
In definitiva, dalla ricerca emerge un terzo settore con forti tinte positive – dovute in particolare all’attivismo generalizzato e alla presenza capillare dell’associazionismo – a cui si contrappongono alcune fratture profonde, che richiedono una ricucitura soprattutto per quanto riguarda l’imprenditorialità sociale. A fronte di una cittadinanza molto attiva e una vivacità delle organizzazioni che partecipano alla Consulta del volontariato, è emersa la difficoltà di fare impresa sociale stando sul mercato e creando utili. Un fattore, sottolinea la ricerca, che ha delle conseguenze immediate soprattutto sul tema dell’innovazione sociale.